Il dibattito su questo argomento sfocia sempre in queste tre opinioni diverse, su quale delle tre vi identificate?
- lo sport deve privarsi della competizione per poter dare spazio alla creatività dei bambini
- nello sport non si fanno sconti l’agonismo “prima lo si vive e prima si cresce”
- la competizione deve essere “soft” per paura delle conseguenze
L’errore sulle opinioni sopra indicate è che ad averle sono gli adulti, genitori, allenatori, le società, gli arbitri, ecc. ma ancor peggio il fatto che decideranno con le loro opinioni per i più piccoli.
Il desiderio di competere e di gareggiare è presente in tutte le fasce d’età e deriva dalla forte esigenza di misurarsi con gli altri e di verificare le proprie abilità e non da un’ambizione sfrenata di successo.
Infatti, nonostante la vittoria sia un risultato che ogni bambino apprezza, non ha così importanza quanto ne ha per noi adulti. Il suo fine ultimo è il gioco stesso!
Nei campi, non solo di calcio, sempre più vediamo emergere la ricerca della vittoria con ogni mezzo possibile, dove il fine giustifica sempre i mezzi se il fine ultimo è primeggiare. Si tratta di una posizione estrema dell’agonismo, che sfrutta l’aggressività con lo scopo di soddisfare il proprio ego o anche di ledere o raggirare chi sta attorno.
Questo genere di aggressività viene spesso confusa con “giusto” agonismo, ma anche con “scaltrezza”, “furbizia” e “malizia”, andando così a svilire sentimenti come disponibilità, rispetto, e correttezza, perché considerati solo forme di debolezza a vantaggio degli avversari.
E’ bene rivalutare il concetto di agonismo in una direzione più sana ed etica, che si fonda sul divertimento e sulla voglia di fare, sulla lucidità e sulla concentrazione, abilità fondamentali nello sport come nella vita.
La difficoltà sta proprio nel trasferire al giovane sportivo gli strumenti per gestire la propria parte istintuale senza sfogarla, per prendere così le decisioni migliori e perseguire il proprio impegno con grinta e coraggio.
Agonismo e aggressività devono essere convogliate in una direzione di autocontrollo e di espressione sana nello sport, e devono essere insegnati valori importanti come la dedizione e il sacrifico.
Alla base non deve mancare l’educazione all’espressione sana delle emozioni, aiutandoli a canalizzare i loro istinti in una direzione strategica ma funzionale alla loro crescita. L’aggressività diventa così una spinta a vincere, a valorizzarci e a imporci sugli altri ma senza un sentimento violento o ostile di prevaricazione.